Un’altra volta qui

“Di gente che soffre ne ho vista moltissima nella mia vita, e ho sempre provato simpatia nei suoi confronti. Porto sempre quella gente nel cuore. Individuo la gente che soffre in maniera immediata. E’ un dono. La sofferenza si nota subito. Non è una peste. Non è cattiva. Non è offensiva. Non è neanche triste. Non è una maledizione”.

E’ semplicemente coscienza e cortesia.

Manuel Vilas, La gioia, all’improvviso

Si impara quando si soffre. Se non fosse così non servirebbe a nulla.

Coscienza e cortesia sono parole che mi piacciono, sono attitudini cui occorre tendere, sono uno stile di vita.

Mi piacciono le persone che hanno coscienza di sé e degli altri; amo le persone gentili, che sembrano fragili ma in realtà sono fortissime.

Grazie …alle poche che ho incontrato nella vita.

Grazie …ai molti che incontro nel mio studio.

In questo tempo

In questo tempo di “segregazione”, dove c’è paura e angoscia e smarrimento e senso di disperazione per ciò che sarà…che fare?

Anche cercare di vivere come sempre non è possibile. I nostri ritmi sono sconvolti, il nostro lavoro rallenta, la nostra mente fatica a prendere contatto con un nuovo “senso” del presente.

Stiamo dietro ad un video per comunicare, per fare lezione, per incontrarci, per passare il tempo.

Ci rifugiamo in un libro per trascorrere ore in buona compagnia.

Tra quelli letti consiglio “L’Educazione”. di Tara Westover, una storia forte, violenta, che scuote e fa riflettere. Una storia vera, ma quasi inverosimile.

Incontri belli…

Ma per me la psicoanalisi non è esclusivamente e in astratto la scienza dell’Inconscio, bensì anche e soprattutto la scienza della via percorribile all’Inconscio e del rapporto naturale (che di fatto significa episodico, fruibile e significativo) con esso, e io credo che comunque nel nostro lavoro si debba ancora passare per di lì, per quell’area in cui l’Io Centrale pesca, ma non la fa da padrone. un’area in cui – se le cose vanno sufficientemente bene – l’Oggetto o gli Oggetti assistono benevolmente il Soggetto nel suo apprendere dall’esperienza. In analisi noi perlopiù non forniamo al paziente delle informazioni cognitivo-descrittive sul suo Inconscio, bensì esercitiamo la persona, seduta dopo seduta, al contatto, al passaggio, alla pervietà delle vie che all’Inconscio possono avvicinarla: come dice Confucio, non diamo un pesce all’affamato, cerchiamo di insegnargli progressivamente a pescare. E soprattutto, oggi, andiamo a pescare insieme al paziente. (S. Bolognini)

Letture natalizie…

Sto leggendo un bellissimo libro di Stefano Bolognini, “Flussi vitali tra Sé e Non-Sé” e voglio condividere alcuni suoi pensieri.

Il tema dell’attesa, così importante nella nostra professione di psicoterapeuti, la tolleranza dell’attesa, che ci porta a “stare” con l’altro, senza farci trascinare dalle reciproche aspettative.

Scrive Bolognini: ” Non c’è niente di magico nel nostro lavoro…C’è invece il più delle volte, una lunga, paziente e analiticamente operosa coabitazione psichica che può produrre aperture e trasformazioni in attesa di qualcosa che verrà, se verrà…Questa disposizione di partenza marca la differenza tra uno psicoanalista e una persona qualunque: pochi sanno tollerare l’ampiezza e l’eventuale tensione del silenzio, dell’attesa, del non dire se per il momento non si ha niente da dire, ancor prima di saper interpretare (dal latino inter-pretium-dare = dare un prezzo, un valore, un senso) ad alcunché.”

“La realtà della pratica quotidiana implica che il più delle volte noi abbiamo un’idea iniziale molto pallida di dove si andrà a parare con ogni paziente, e proprio in questa incertezza si concentra paradossalmente una sapienziale dignità della nostra scienza e della nostra professione: per cui se un paziente in consultazione mi chiede quanto durerà l’analisi, posso rispondergli con solida tranquillità che non si tratta di stabilire quanto durerà l’analisi, bensì quanto durerà la sua analisi.”

“Rassegnati, comunque, al non sapere nulla in anticipo, e al fatto che “psicoanalisti”non lo si è una volta per tutte a seguito di diploma ministeriale, ma lo si è giorno per giorno, seduta dopo seduta, se si mantiene vivo il contatto con noi stessi, con i pazienti, con i colleghi e con gli oggetti significativi della nostra vita personale e scientifica.”

“L’analisi può essere straordinariamente efficace, ma quasi mai in modo facile, rapido, esplicativo e semplicemente etero-indotto. In molti casi è necessario, in realtà, un sostanziale, paziente lavoro condiviso, ben più complesso di quanto gli inesperti immaginino, e che gli analisti invece conoscono bene, sia nella teoria sia nella pratica quotidiana.”

Il mio Master sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento volge al termine. Che dire…sono abbastanza soddisfatta. Potrò fare diagnosi e occuparmi di DSA con cognizione di causa, oltre che aiutare meglio i ragazzi che seguo a scuola come insegnante di sostegno. Tuttavia, ho avuto ancora una volta la conferma di come occorra usare i test con intelligenza e grande, grande attenzione. Uno strumento sofisticato, richiede una mente ancora più sofisticata.

Pensando…

…alle persone che arrivano in terapia, a chi ha raggiunto il traguardo, a chi non riesce a decidersi, a chi è con me da tanto, a chi sta concludendo, a chi non vuole concludere…a me, che vorrei tornare…Incontri belli, incontri di cuore…